sabato 27 agosto 2011

FAUNA VALLE DELLE CARTIERE


La valle delle cartiere ospita una fauna estremamente varia, principalmente di tipo sub-mediterraneo, per la sua bassa elevazione (dai 100 metri delle Garde ai 177 dei Covoli), per la benefica vicinanza del bacino lacustre, per la presenza di numerosi fattori e situazioni particolari, nonostante i suoi soli 2,5 chilometri di lunghezza. Distante solo 1 chilometro dal lago, si porta fino alle pendici del monte Pizzocolo che si eleva fino a quasi 1600 metri di quota. La presenza del torrente e di numerose sorgenti che sgorgano  dalle pendici, di pozze di acqua, e le zone piu’ ombreggiate e strette della forra, caratterizzano le zone umide. In forte contrasto si pongono i terrazzamenti ed altre zone della parte centrale della valle, piu’ larga, e decisamente piu’ soleggiati e asciutti. Ambienti intermedi si pongono tra tali situazioni opposte in brevissimo spazio. Il bosco occupa gran parte della zona, eccetto le pendici rocciose piu’ ripide ed alcuni tratti pianeggianti  ove abbiamo dei piccoli prati e radure.
Nel torrente e’ assai facile osservare la trota fario (Salmo trutta fario), nel quale i suoi avannotti vengono periodicamente liberati per la pesca sportiva (regolamentata). Qui ha trovato un ideale habitat, con acque correnti fresche ben ossigenate e con un fondo ghiaioso ricco di detriti. Il colore del dorso e’ verdognolo, con l’addome piu’ chiaro. Sui fianchi e sul dorso sono evidenti delle macchie tondeggianti nere, mentre sulla linea laterale sono rosse con bordo chiaro. Si nutre di insetti acquatici, molluschi e piccoli crostacei, a volte anche piccoli pesci. Gli individui adulti occupano zone territoriali che difendono dagli intrusi della medesime specie. I luoghi migliori per l’osservazione della trota fario sono stati i vari ponti che attraversano il torrente  in piu’ tratti. Dove il corso d’acqua si allarga e la corrente e’ piu’ debole si possono scorgere sul fondo e sulle piante acquatiche varie specie di molluschi d’acqua provvisti di robusta conchiglia  a spirale, sotto i sassi e tra la ghiaia del fondale si nascondono gli antipodi, piccoli gamberetti con sottile guscio calcareo , che si nutrono di detrito animale e vegetale. Sulla superficie dell’acqua, di cui sfruttano la tensione superficiale, vivono le idrometre, sottili insetti lunghi alcuni centimetri, dotati di zampe impermeabili. Si muovono avanti e indietro sull’acqua con la spinta del paio di zampe  mediano, quelle posteriori fungono da timone  e quelle anteriori, piu’ corte, servono per la cattura di piccoli insetti di cui si nutrono.
Libellule colorate  frequentano le zone umide, in volo a caccia di piccoli insetti, o posate sulla vegetazione. La salamandra (Salamandra salamandra) appartiene agli anfibi e predilige le zone umide  delle fonti, delle pozze d’acqua ferma, ma e’ anche possibile trovarla nei pressi del torrente. Durante il giorno si tiene nascosta tra pietre, muschi e foglie a terra, mentre verso sera o dopo una pioggia va alla ricerca di cibo, principalmente vermi, lumache, insetti. Lo stadio larvale della salamandra vive in acqua ed e’ provvisto di zampe, una coda pinnata  e branchie. Anche l’orbettino  (Anguis fragilis) ama le zone umide e non e’ difficile rinvenirlo nella valle, soprattutto nelle ore meno calde della giornata, solo pero’ nel periodo che va dalla primavera all’autunno in quanto verso ottobre si rintana in profonde buche sotterranee per passare l’inverno. E’ un rettile, una specie di lucertola senza zampe, ricoperto interamente da  squame lisce e lucenti, di colore bruno grigiastro.
 Per osservare il martin  pescatore (Alcedo atthis) e’ preferibile appostarsi su uno dei ponti che attraversano il torrente Toscolano. Quello nei pressi di Maina  superiore ha dato i migliori risultati, per la prospettiva favorevole sul corso d’acqua. Data la livrea verde azzurra del dorso e’ difficile intravederlo tra la vegetazione vicino al torrente mentre attende il passare di una preda gradita nell’acqua, pronto a tuffarsi e catturarla con il suo lungo becco. Ma se siamo fortunati, e capita spesso, possiamo vederlo sfrecciare lungo il corso d’acqua radente alla superficie, per poi fermarsi sui rami vicini. Altrimenti sempre dall’alto della stessa postazione ci puo’ capitare di osservare il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). Particolare e’ il suo metodo di caccia: da un sasso o da una roccia si tuffa in acqua e camminando sul fondo cerca la sua preda, soprattutto insetti acquatici, molluschi o crostacei, per poi riemergere poco dopo.
 Piu’ comune e’ la ballerina gialla (Motacilla cinerea), che si lascia avvicinare fino a pochi metri, mentre saltella da un sasso all’altro lungo il torrente. E’ un uccello dal becco sottile e dalla lunga coda, col dorso grigio, il petto e il ventre bianco e giallo, l’apice delle ali e della coda scuri. Singolare e’ l’andatura con il continuo bilanciamento della coda, mentre il volo inconfondibile e’ a onde. Di maggiori dimensioni e’ l’airone cenerino (Ardea cinerea) che si puo’ osservare mentre proviene dal lago attraverso la parte bassa della valle e va ad appostarsi sulle cime degli alberi piu’ alti.
 La poiana (Buteo buteo) e’ forse l’uccello di grosse dimensioni piu’ facilmente osservabile essendo particolarmente diffuso nella zona . In volo spesso ricerca le correnti ascensionali  elevandosi lungo le pareti del monte Pizzocolo e monte Castello di Gaino disegnando nel cielo ampi cerchi senza sbattere le ali . E’ un rapace che si nutre di piccoli roditori, rettili, uccelli  pesci, anche morti che prende direttamente dalla superficie del lago poco distante. La ghiandaia (Garrulus glandarius) nidifica nel bosco ed e’ facilmente riconoscibile per il suo caratteristico verso roco che emette in caso di pericolo. I colori del piumaggio sono uguali nel maschio e nella femmina  con nero e azzurro alternati a strisce all’attaccatura delle ali, mentre il restante delle ali e la coda sono nere e bianche, il dorso e il ventre marrone chiaro.
Numerose sono le farfalle che colorano e animano il nostro cammino attraverso i sentieri della valle, volando e posandosi sui fiori per nutrirsi del loro nettare. Troviamo il podalirio (Iphiclides podalirius), giallo con striature nere, con il margine posteriore delle ali blu e una macchia arancione sul bordo interno, simile al macaone (Papilio  machaon ). Molto somiglianti tra loro sono anche la navoncella (Pieris napi) e la cavolaia maggiore (Pieris brassicae) entrambe bianche, con apice delle ali nero e nella femmina anche due macchie nere mediane. Caratteristica distintiva per la cavolaia maggiore e’ la presenza sulla pagina inferiore delle ali di una velatura gialla. Sui cardi che crescono ai bordi della strada e dei sentieri si posano in prevalenza la pieride del biancospino (Aporia crataegi), con le ali bianche e striature nere, e il tabacco di Spagna (Argynnis paphia), arancio marrone il maschio e giallastra la femmina, entrambi con numerose macchie e fasce nere. Nei prati e radure asciutte si osserva facilmente la galatea (Melanargia galathea), bianca e nera quasi come una scacchiera. Sulle rive del torrente o nelle parti piu’ strette e umide della forra e’ osservabile la Callimorpha dominula, spesso ferma o nascosta tra la vegetazione, con le ali anteriori nere–verdi scure brillanti con macchie bianche e gialle, ali posteriori rosse e nere. Al bordo dei sentieri, posate sui fiori o in volo lento, sono sempre presenti nella bella stagione farfalle dalle ali strette e l’addome voluminoso, che non si impauriscono alla nostra presenza, arrivando persino a lasciarsi toccare e camminare sulle nostre dita. Sono la Syntomis  phegea, dalle ali di un bel nero-blu scuro brillante con macchie bianche e  addome con cintura giallo oro, la lupinella (Zygaena carniolica) con le ali anteriori blu scuro, con riflessi verde brillante, con macchie rosse bordate di giallo o bianco, ali posteriori rosse bordate di nero, e la Zygaena filipendulae, simile alla precedente, ma con le macchie rosse delle ali anteriori disposte a coppie e non bordate. Altri esemplari  degni di nota per la loro vasta diffusione nella valle delle Cartiere sono la cedronella (Gonepteryx ramni), la vanessa dell’ortica (Aglais urticae), l’occhio di pavone (Inachis io),  Eurodryas aurina, Mellicta athalia, Adscita statices.
Schivo e di abitudini notturne e’ il riccio (Erinaceus europaeus), per cui ci   si puo’ imbattere in questo curioso animaletto principalmente nelle ore serali e notturne, magari mentre attraversa la strada sterrata sul fondo della valle. Se lo disturbiamo insistentemente si appallottolera’ con gli aculei rivolti all’esterno ad efficace difesa.
 Tra gli altri mammiferi degni di nota che vivono o frequentano la zona abbiamo la volpe (Vulpes vulpes), il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus) che discende dai vicini monti in cerca di cibo, e naturalmente tanti altri piccoli animali tipici delle zone temperate.
 Claudio T.

domenica 14 agosto 2011

VALLE DELLE CARTIERE BREVI CENNI STORICI

La Valle delle Cartiere e’ una forra chiusa a sud dalle pareti delle Garde, a quota 100 metri, a nord dalla stretta dei Covoli, a quota 177 metri, ha una lunghezza di circa 2,5 chilometri e costituisce la parte terminale del torrente Toscolano, prima del suo grande conoide a lago.
A pochi passi dal paese di Toscolano, la Valle delle Cartiere si pone come paesaggio urbano e naturalistico in forte contrasto con la vicina riviera. Gia’ allo stretto imbocco della valle, lo sguardo del visitatore e’ subito colpito dalla verdissima vegetazione che caratterizza le umide ripide pareti rocciose e l’alveo del torrente e che invade i numerosi ruderi della industria cartiera.

Sede di una tradizione produttiva avviata nel 1300, polo cartario nei territori della Repubblica Veneta, la valle presenta i numerosi resti delle fabbriche e della dimora padronale, le tracce delle canalizzazioni che convogliavano l’acqua necessaria alla produzione e la strada che risale ad oltre un secolo fa. Attorno alla meta’ del 1800 l’adozione della “macchina-continua” in altre cartiere dell’Italia settentrionale determino’ la crisi di quelle gardesane. Nel 1875 un dinamico imprenditore locale introdusse tale innovazione nella sua cartiera a Maina superiore. Costruita inoltre una piccola centrale idroelettrica nella localita’ Camerate, la sede produttiva viene pero’ spostata nel 1905 sulle rive del lago, poco distante, la stessa nella quale tuttora prosegue la tradizione ad opera della Cartiera di Toscolano. Da quel momento pero’ la valle viene progressivamente e totalmente abbandonata.
Attualmente gran parte dei resti sono stati sapientemente recuperati e visitabili, è in funzione il Museo della Carta e il Centro di Eccellenza.
Nell'immagine il ponte di Luseti
Per info: http://www.valledellecartiere.org/
Claudio T.